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Fatica cronica

Quando la fatica stanca, anche troppo…

Con questo termine o sindrome da fatica cronica si intende descrivere una sintomatologia complessa causata da una funzione ridotta delle ghiandole surrenali, che a causa di un’attivazione eccessiva perdono la loro funzionalità. In pratica questo stato di affaticamento è quello in cui finiamo quando abbiamo premuto troppo a lungo e con troppa forza il pedale dell’acceleratore

Vivere costantemente in uno stato adrenalinico senza prendersi il tempo per riprendersi o ricaricarsi è dannoso per la salute e lo stato di affaticamento surrenale che ne deriva può essere da lieve a grave.

I sintomi più comuni includono sentirsi cronicamente stanchi e malandati, non importa quanto si dorme, incapacità di concentrarsi, una bassa tolleranza al suono e alle luci intense, disturbi del sonno, con la sensazione di stanchezza o nervosismo persistenti durante la notte o al contrario provare il desiderio costante di voler dormire. Altri sintomi possono essere che gli stimolanti come il caffè non funzionano come al solito, ci si ammala più frequentemente a causa di basse difese immunitarie e ci si sente sopraffatti dalle responsabilità quotidiane.

È importante quindi essere in grado di ripristinare uno stato di equilibrio energetico, non soltanto dal punto di vista fisico ma anche da quello mentale, psichico ed emotivo. Naturalmente la difesa migliore è sempre la prevenzione, cioè proteggersi da ciò che ci spinge cronicamente in uno stato di affaticamento e conseguente reattività e stress. Ad esempio frequentare ambienti o persone stressanti per vari e diversi motivi, mantiene in noi il perdurare di una condizione di allarme, cosa tanto più grave quanto questo avviene precocemente, nel periodo dello sviluppo quando è quasi impossibile liberarsi da queste condizioni usuranti, creando perciò una sorta di baseline naturale nello stato di iperattivazione che si manterrà nell’età adulta e può costituire una vulnerabilità a ritrovarsi facilmente in uno stato di iperattivazione.

Ma anche dal nostro mondo interno arrivano stimoli continui che ci mantengono in uno stato di allarme costante, ad esempio quando ci costringiamo a voler assecondare o piacere a tutti restiamo in un continuo stato di sopraffazione, dato che l’obiettivo è impossibile da raggiungere…e ancora di più se l’obiettivo è piacere a noi stessi se manteniamo uno sguardo giudicante di disapprovazione, senza mai arrivare all’accettazione dei nostri limiti.

Quindi, oltre ai comportamenti salutari come il mantenere un’attività fisica leggera ma costante, la frequentazione di ambienti naturali che abbiano la capacità di ripristinare tutti i nostri delicati equilibri fisiologici e l’attenzione ad una dieta nutriente e leggera, eventualmente integrata da piante adattogene, micronutrienti e vitamine, è importante che impariamo a leggere il nostro corpo e la nostra mente per prendere coscienza di questi meccanismi automatici che ci lasciano svuotati e affaticati senza che ci rendiamo conto di come sia potuto accadere.

Infatti è molto utile, anzi fondamentale saper osservare quali sono i nostri modi di pensare che esauriscono le nostre riserve di energia creando blocchi mentali alla salute. In questo ci possono venire in aiuto la lentezza e l’ascolto, per essere in grado di reinventarci nuovi modi di essere, più in sintonia con ciò che siamo davvero, che nel profondo di noi sentiamo di essere.

Quindi coltivare accettazione, abilità di mindfulness e com-passione per sé, inclusi i nostri limiti e vulnerabilità, per saper mantenere un clima interiore di tranquillità e agio…molto meno stressante e adrenalinico del solito, che permetta di ricostruire pienamente il nostro stato energetico.

In questo modo la stanchezza cronica diventerà un insegnamento di vita, per aprirci ad una fase di rinascita e profonda guarigione.

Lentamente estate

Alle nostre latitudini, dove le variazioni stagionali di luce e temperatura scandiscono le nostre vite,  ci sono due momenti principali nell’anno in cui sentiamo il desiderio di fermarci…il cuore dell’inverno e il picco dell’estate…ed è qui che siamo arrivati, con previsioni meteo infernali che ci vedono al centro di anticicloni torridi come da copione.

In questi giorni quindi, benché la quantità di  luce sia massima, è soprattutto il caldo a rallentarci, ma non sempre le nostre attività sono in sintonia con il ritmo delle stagioni. Per molti lavoratori l’estate è il momento di massima attività, ma anche per chi lavora in ufficio sarà necessario aspettare il fatidico agosto per concedersi qualche giornata di pausa…Da quando mi sono trasferita da Milano al mare, anch’io ho imparato a riconoscere i segnali della “stagione” fin dalle vacanze di Pasqua, quando vetture straniere sfrecciano con malcelato desiderio e un po’ troppo velocemente sulle provinciali, guidate da conducenti adrenalinici che sentono il richiamo di un po’ di natura. Ma sono il Corpus Domini, festa mobile particolarmente celebrata in Germania da cui calano i primi camper e ovviamente la chiusura delle scuole in giugno, a dare il via ai flussi di turismo sempre più importanti, ai gelati, ai motorini che affollano  il Romito, alle turiste in pareo in coda al supermercato, alle bancarelle che spuntano un po’ ovunque e alle sagre di ogni genere e forma…insieme all’iperico e ai gigli di San Giovanni così di solito sboccia l’estate!

In questo periodo la natura intera rallenta, pur nel culmine della sua produttività e così anche noi potremmo concederci qualche momento di pausa e riflessione…il lavoro è compiuto, i cuccioli sono nati e i petali caduti per lasciare spazio ai frutti che è il momento di raccogliere ben maturi. Ora è necessario considerare come proseguire per consolidare e conservare i risultati ottenuti fin qui, assaporando e gustando i ricchi sapori della stagione.

Se non riusciamo a riconoscere e ad accettare in noi il desiderio di riposo e il bisogno di rallentare, può capitare di essere insidiati dal senso di colpa indotto dal desiderio di mantenere ritmi di cui non siamo e non ci sentiamo all’altezza. Forse il bisogno di fare di più ha radici lontane, che affondano in un senso di inadeguatezza nel quale siamo ormai abituati a riconoscerci…potrebbe essere davvero interessante approfondire da dove arriva questa tensione, il dover spingere sempre sull’acceleratore della vita e delle nostre giornate a qualunque costo…Intanto però possiamo pensare di includere la pausa e la lentezza come una ragionevole necessità, per potere fare il punto e riorientare i nostri passi alla luce delle mete già raggiunte. La compassione per sé e l’accettazione delle proprie debolezze sono dimensioni da coltivare in un percorso vero e proprio che potrebbe iniziare proprio adesso, come un momento di riflessione che può condurci in luoghi mai visti, percorrendo sentieri sconosciuti nella direzione di una vita più autentica e più nostra, ricca di significato, assaporata e gustata col piacere intenso della lentezza.

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