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Il coraggio di sbocciare

Sbocciare sul ramo

Il coraggio di sbocciare

Quanto coraggio ci vuole a sbocciare? dopo la triste esperienza dell’inverno che ci ha strappato la gioia di dosso, seccato le foglie, gelato il nutrimento e la terra, ghiacciato l’acqua e la vita dentro di noi.

Quando ancora i giorni sono brevi e il sole non ci assicura che splenderà anche domani per riscaldarci.

Quando non abbiamo nessuna certezza della stabilità del cielo, della temperatura e delle condizioni, l’unica certezza è la nostra natura che riprende a scorrere.

Mettendo tutte le nostre poche forze, le nostre speranze, in qualcosa di tenero e fragile come dei petali di fiore delicati e leggeri, riconoscendo che così siamo noi e la nostra essenza, unica bellissima e impalpabile.

Quando la nostra sola forza sta nell’aprirci e sorridere, piena di colori e bellezza, non tanto sperando che nel mondo ci sia qualcosa o qualcuno che si accorga di noi, ma semplicemente perché questo è il nostro compito, la nostra natura e non possiamo farne a meno: sbocciare, sbocciare ancora e ancora, ancora una volta perché nessuno potrà sbocciare per noi, nel nostro unico e splendido modo.

E sarà allora che incontreremo il vento, qualche goccia di pioggia un ronzio, e la nostra incredibile fioritura troverà il suo senso nel mondo.

Evento collegato di terapia forestale e passi lenti

Patrizia Garberi

Confesso che il viola è il mio colore preferito, insieme al turchese phtalo che è il colore del mare e al color albicocca matura per il suo profumo. Sono nata con la matita in mano, e da sempre amo giocare ed esprimermi con colori e materiali, spesso raccolti durante qualche giretto in Natura, in cui fin da piccola mi hanno immersa per ristorarmi. Sono ed ero una divoratrice di libri, ne leggevo uno al giorno seduta tra la tenda e la finestra della mia camera e il mio personaggio preferito era Pippi Calzelunghe, una bambina né vulnerabile né arrabbiata ma indipendente, curiosa e dotata di parecchia metacognizione...forse troppa! Così, mentre l'arte e più tardi il Buddhismo con la sua visione spaziosa, mi nutrivano e mi davano sicurezza, ho potuto lasciarmi guidare da curiosità e fascino per la mente umana esplorandola in modi diversi, attitudini che ho avuto modo di perfezionare attraversando serenamente (alla fine) alcuni incontri difficili e anche quelle che Irvin Yalom definirebbe elegantemente esperienze di risveglio, e si potrebbero anche definire bruschi cambi di vita non voluti, anche se naturalmente qualche cosa l’ho voluta, e qualche scelta l’ho fatta…Quindi è arrivata la Psicologia, la passione più recente, per darmi cornici di significato e comprensione che possano essere trasmesse.

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